Che cos’è FiberCop: la società della fibra con TIM, Fastweb e il fondo americano Kkr
Dopo il Consiglio di Amministrazione di TIM del 31 Agosto 2020, è stato dato il via libera alla nascita di FiberCop, in cui confluirà la rete secondaria dell’operatore ex monopolista.
Si è parlato a lungo, nelle ultime settimane, della necessità di raggiungere un accordo per la rete unica nazionale in fibra, che permetta a tutti gli operatori un accesso a un’infrastruttura indipendente volta a ridurre il digital divide e accelerare la diffusione dei servizi ultrabroadband.
I CdA di TIM e di Cassa Depositi e Prestiti hanno anche firmato la lettera d’intenti che getterà le basi per la tanto discussa rete unica, ma tutto parte proprio dal progetto FiberCop.
La vicenda è iniziata ufficialmente il mese scorso, quando il 4 Agosto 2020 è stata confermata da TIM la ricezione di una proposta vincolante da parte del fondo Kkr per l’acquisizione del 37,5% della sua rete secondaria a fronte di un pagamento di 1,8 miliardi di euro che servirà a ridurre il debito dell’operatore, in linea con il piano industriale del Gruppo.
Come spiegato da TIM nella presentazione dei suoi più recenti risultati finanziari, FiberCop includerà l’intera infrastruttura secondaria passiva di TIM, sia in rame che in fibra, dal cabinet alla casa.
I tratti Backbone, Central Office e i Cabinet resterebbero invece per il momento al 100% controllati da TIM.
La società prevederebbe dunque, allo stato attuale, una quota di maggioranza di TIM, un 37,5% del fondo Kkr e un 4,5% di Fastweb, ottenuto in cambio della cessione del 20% sulla joint-venture per la fibra FlashFiber, avviata proprio con TIM anni fa.
Con 7,7 miliardi di risorse iniziali, FiberCop offrirebbe sin da subito collegamenti ultrabroadband all’85% della popolazione italiana, in tecnologia FTTC e FTTH.
Lo scopo della società, stando ai piani esposti, è però quello di raggiungere una copertura FTTH per il 76% delle unità immobiliari nelle aree grigie e nere entro il 2025, accelerando anche sul fronte delle aree bianche.
La nuova società disporrà di una struttura flessibile con meno di 100 dipendenti e TIM rivestirà un ruolo chiave anche in veste di fornitore esclusivo per la costruzione e la manutenzione delle reti e per altri servizi accessori.
Il modello adottato è quello di un co-investimento aperto all’ingresso di tutti gli operatori. Già pochi giorni fa, Tiscali e TIM hanno infatti ufficializzato un accordo che prevede la migrazione dei clienti sulla rete ultrabroadband di FiberCop con la possibilità, in futuro, di un eventuale ingresso nell’azionariato della società, tramite modalità ancora da concordare.
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Come sopra accennato, il progetto FiberCop era stato annunciato già il 4 Agosto 2020. Tuttavia, l’approvazione è avvenuta solo il 31 Agosto 2020, quando, dopo il via libera del Governo, TIM ha deciso di accogliere la proposta del Fondo Kkr americano.
In questa finestra temporale della durata di poco meno di un mese, si sono susseguite lunghe trattative per la rete unica. Infatti, come ricordato in apertura, FiberCop giocherà un ruolo fondamentale per la creazione dell’infrastruttura unica italiana in fibra, chiamata momentaneamente AccessCo.
Il 4 Agosto 2020 TIM aveva ricevuto una lettera dal Governo che invitava l’azienda a temporeggiare prima di accettare la proposta americana per il 37,5% della rete secondaria in rame, così da inserire l’operazione in un progetto più ampio, strettamente legato allo sviluppo del digitale in Italia.
Luigi Gubitosi, AD di TIM, aveva ricevuto mandato per trattare con il Governo ed erano immediatamente iniziati gli incontri con Cassa Depositi e Prestiti per trovare una soluzione condivisa per la nascita della rete unica.
Dopo le numerose indiscrezioni degli ultimi giorni, il 31 Agosto 2020 è giunta l’ufficialità: TIM e Cdp hanno firmato la lettera d’intenti che segna il via libera alla costruzione della rete unica tramite la fusione tra Open Fiber e FiberCop stessa.
Come annunciato da Gubitosi già a inizio Agosto 2020, infatti, il progetto FiberCop rappresenta essenzialmente un primo passo, un ponte strategico, per la creazione della rete unica indipendente italiana.
Il principale scoglio da superare è stato quello della governance e del controllo. Secondo quanto riportato, infatti, TIM avrà almeno il 50,1% delle quote, come desiderato, ma saranno applicati meccanismi di governance tali da garantire un controllo condiviso con Cassa Depositi e Prestiti, garante pubblico nell’operazione.
Prima della fusione, secondo i piani attualmente noti, TIM dovrà conferire a FiberCop un altro ramo d’azienda che consiste nella rete primaria funzionale alle attività operative della stessa.
Stando a quanto riportato, il closing dell’operazione con il fondo americano Kkr per la nascita di FiberCop potrebbe arrivare già entro il primo trimestre del 2021, dopo il via libera delle autorità competenti.
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